Nell'eterna pausa delle Nazionali abbiamo scoperto che la nostra selezione non è ancora pronta per giocarsela con le grandi, tanto da esser costretta
Nell’eterna pausa delle Nazionali abbiamo scoperto che la nostra selezione non è ancora pronta per giocarsela con le grandi, tanto da esser costretta a passare dagli spareggi. Sognatori (o illusi) come sempre abbiamo dovuto fare i conti con una realtà che ci ha dimostrato ancora una volta quanto la Spagna sia distante da noi.
Ecco perché lasciamo a tattici e ct improvvisati il commento su dove e come potremo arrivare a Russia 2018, per parlare d’altro. Oltre a queste considerazioni, infatti, la lunghissima astinenza dal calcio dei club ci ha fatto sorridere grazie a due episodi che non possono esser lasciati nel dimenticatoio.
D’altronde il compito del nostro sito è proprio questo: andare a caccia di supereroi e dei loro poteri.
Stavolta nel calcio dei rinnovi strapagati e delle cifre astronomiche, spicca ancora chi sa mettersi una mano sul cuore prima che sul portafoglio.
I protagonisti sono gli stessi dell’ultima finale mondiale, uno argentino e l’altro tedesco. Si chiamano Messi e Khedira e a qualcuno questi due nomi dovrebbero dir qualcosa. Insomma, non parliamo di due sconosciuti.
Nulla di trascendentale, sia chiaro ma di questi tempi è bene stupirsi per le piccole cose che fanno bene a uno sport sempre più influenzato da agenti esterni negativi.
Il saluto di Messi al bambino, allontanato dalle guardie del corpo ci fa sperare ancora: il pallone è ancora la casa dei nostri figli.
Ne ha dato prova anche lo juventino Sami Khedira, comprando 1200 biglietti della partita tra Germania e Norvegia e li ha donati ad enti caritatevoli. Possiamo sperare: nel calcio c’è ancora posto per i bambini.
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