Rocky, Vecchietti e Donne – storie Mondiali

Rocky, Vecchietti e Donne – storie Mondiali

Giada, per la seconda volta filata siamo esclusi dal torneo dei tornei. Hai presente quel campionato in cui tutti da bambini sognano di essere decisiv

Non è un paese per vecchi
Mundial Supereroico – puntata 4
La democrazia (Corinthiana) del calcio

Giada, per la seconda volta filata siamo esclusi dal torneo dei tornei. Hai presente quel campionato in cui tutti da bambini sognano di essere decisivi davanti agli occhi del mondo? Proprio quello!

Ma la mamma non è come la maggior parte dei connazionali di sua conoscenza, fra cui il tuo babbo, e ogni tanto un’occhiata alle partite la dà. Perché, con o senza Azzurri, sono i Mondiali di Calcio.
Siamo alla vigilia delle semifinali di una Coppa del Mondo che ha riservato tante sorprese.


Innanzi tutto, voglio fare i complimenti al Marocco e alla comunità marocchina in Italia, che da più generazioni studia e lavora nel nostro paese fra pregiudizi e voglia di riscatto. Mi hanno colpito le parole del C.T., che ha paragonato in modo azzeccato i magrebini a Rocky. Come l’epico pugile cinematografico, il Marocco ha cavalcato la sua occasione e con una squadra infarcita di calciatori tutt’altro che patinati, ha imbarcato prima la Spagna e poi il Portogallo sul volo di rientro. Quella del Marocco è una squadra di ragazzi, sedici dei quali hanno rinunciato a giocare nelle nazionali più blasonate dei paesi in cui sono nati per onorare le proprie origini. Molti di loro hanno avuto meno fortuna di te, Giada, perché la loro infanzia non è trascorsa serena fra asili, regali di Natale o di compleanno. Ziyech, seguito dai nostri Maldini e Massara, ha un passato di arresti per spaccio e incendio; lo ha salvato il calcio e, come lui, altri suoi compagni sono protagonisti di storie da outsiders.

Anche per questo la nazionale marocchina sta vivendo una favola e rappresenta il riscatto di un popolo che ha vissuto diaspore in tutto il mondo alla ricerca di una vita migliore.

E’ il mondiale dei “vecchietti”. Il nostro Olivier Giroud non sta facendo rimpiangere il Pallone d’Oro Benzema. Come diciamo noi milanisti, si gira in continuazione. Criticato da sempre, fin dai tempi dell’Inghilterra, ha trovato prima in Tuchel e poi nel connazionale Deschamps due allenatori che ignorano le polemiche fuori dal rettangolo verde. Al Milan, con pochi ma decisivi gol, e al Mondiale la sua rivalsa.

Un altro diversamente giovane è Luka Modric, il Johann Cruijff croato. Cavallo di razza, uomo assist e gran signore. Basti considerare il suo atteggiamento dopo aver eliminato il Brasile di Thiago Silva, altro anzianotto che per qualità e correttezza avrebbe meritato di sollevare la Coppa dello scultore Silvio Gazzaniga.


E’ il mondiale di un altro calciatore che, a causa della sua età, non potrà più partecipare alla prossima edizione. Si dice che “i cani festeggiano sui cadaveri dei leoni, ma i cani restano cani e i leoni restano leoni”. E Cristiano Ronaldo, Giada, è un leone! Che il suo polemico finale di carriera sia inversamente proporzionale alla sua collezione di Palloni d’Oro è sotto gli occhi di tutti, ma i continui commenti insulsi e le critiche che toccano non solo il giocatore ma anche l’uomo mi fanno sorridere amaro: Cristiano resta un leone; gli altri solo dietro le tastiere.


Il Mondiale meno amato, più ipocrita della storia, organizzato in uno dei paesi meno democratici ha paradossalmente visto l’esordio di tre donne alla direzione delle gare: Stephanie Frappart, Yoshimi Yamashita e Salima Mukansanga; e poi Neuza Back, Karen Diaz Medina, Kathryn Nesbitt come guardalinee. Mi auguro solo che finalmente i cosiddetti fischietti rosa non siano più qualcosa di sorprendente, ma diventino la normalità. A proposito di donne, mi sembra doveroso citare la modella Ivana Knoll, che per mostrare i tanti cm della sua pelle, la sta pure rischiando. Di certo i suoi followers sono triplicati, ma bisogna riconoscere che il suo atteggiamento sia una bella reazione al discutibile codice etico qatariota. Così come da applausi è la nazionale iraniana, che non ha mai cantato l’inno in segno di protesta. Non è questo il contesto per approfondire un argomento così importante, ma sappi che sei una bambina molto fortunata, rispetto ad altre che stanno crescendo in paesi con regole che minano la libertà personale.


Infine, Giada, la mamma spera in una finale Marocco-Croazia. Non me ne vogliano Olivier, Theo e Mike, ma io la penso così.

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